Pelletteria, la produzione si sposta ora verso il centro e il sud Italia

Si sta verificando una spinta verso la realizzazione di nuove fabbriche o l’ampliamento di quelle esistenti sia in Campania sia sul versante medio adriatico

Si sta verificando una spinta verso la realizzazione di nuove fabbriche o l’ampliamento di quelle esistenti sia in Campania sia sul versante medio adriatico, tra Marche (Tolentino e Civitanova) e Abruzzo (provincia di Teramo). L’area di Napoli è la più dinamica, proprio perché in zona i brand non hanno investito direttamente e hanno preferito appoggiarsi a gruppi strutturati che possono anche superare i cinquecento addetti: «Questi fornitori rappresentano oggi l’alternativa principale alla Toscana», ha aggiunto Paccagnella. E non è l’unica fonte differenziale. Si stanno infatti moltiplicando le capacità produttive in Lombardia, tra la provincia di Bergamo per le cinture e l’asse Milano/Varese per le borse in pelle di vitello e pregiate, in Veneto nell’area compresa tra Padova e Vicenza, in Emilia Romagna nei micro cluster produttivi di Parma e di Modena.

Questi fenomeni vengono osservati con interesse da Assopellettieri. «La pelletteria è un sistema in espansione, all’interno del quale Scandicci e la Toscana hanno un ruolo centrale e strategico, ma la difficoltà nel reperire personale qualificato impone la ricerca di alternative», ha evidenziato il dg dell’associazione, Danny D’Alessandro, concordando sul fatto che Campania e Abruzzo siano i fronti più interessanti per l’apertura di nuove fabbriche. Analizzando la dinamica a livello internazionale, Alberto Paccagnella osserva un forte incremento delle sue vendite in Italia, ma il 2022 non sarà l’anno record di Omac per giro d’affari: «Siamo sopra il 2021, ma al di sotto del biennio 2017-18 perché i due terzi del fatturato dipendevano dall’export e, rispetto a quel periodo, ci manca il contributo di mercati importanti come India e Cina».

FONTE MILANO FINANZA